IL PD A FAVORE DELLA MILITARIZZAZIONE DELLA SARDEGNA

 guerra=morte opera di Tommaso Marcolla
Ricevuto dal Comitato Sardo Gettiamo le Basi

Sardegna paradiso di guerra, i deputati
del PD fanno cadere la maschera. VERGOGNA!
 
I parlamentari
Amalia Schirru, Giulio Calvisi, Paolo Fadda, Siro Marroccu, Caterina Pes, Guido
Melis, Andrea Tulli, esponenti delle due anime del PD, soriana e non soriana, in
Sardegna in guerra aperta senza esclusione di colpi, in Parlamento trovano
perfetta coesione e unità su un punto: accelerare e garantire il potenziamento
del poligono della morte Salto di Quirra. Con inusuale prontezza e nefanda
armonia scendono in campo per perorare la causa della costruzione del nuovo
aeroporto militare, già decisa dal governo Prodi, riconfermata dal governo
Berlusconi, rifiutata a parole dal loro comune leader, il Governatore in carica.
Da buoni imbonitori decantano i vantaggi, per la Difesa e le multinazionali
delle armi, rappresentati dall’enorme estensione del poligono a terra, mare e
cielo, i bassi costi di gestione rispetto alle altre strutture, ventilano
un’educata critica all’esiguità delle spese statali nel settore
dell’aerospaziale militare camuffato da civile e rilanciano la necessità di
incrementare le nascenti new company tra soggetto
pubblico e industrie private auspicata dalla Nato per il potenziamento del
Poligono”.
.

Nella foga di rendere il Poligono Interforze Salto di Quirra, PISQ,
ancora più appetibile ai signori della guerra e delle armi si fanno promotori di
un’ulteriore cessione del cielo della Sardegna, propongono la creazione di un
corridoio militare di volo Decimomannu Perdasdefogu/Quirra.  Nulla
interessa il fatto che l’auspicata militarizzazione dello spazio aereo
isolerebbe Cagliari in quanto implicherebbe per gli aerei civili e gli
sfortunati passeggeri in transito nell’aeroporto di Elmas slalom, deviazioni,
tempi di percorrenza di gran lunga più penalizzanti rispetto a quelli a cui oggi
sono costretti quando si attivano le interdizioni delle attuali zone aeree
militarizzate (una sola di queste si estende per 28.400 kmq, uno spazio aereo e
marittimo che supera la superficie dell’intera Sardegna, kmq
23.823).  
 La sciagurata sortita dei nostri deputati,
imposti alla Sardegna dalle segreterie di partito,  la dice lunga sul
teatrino bipartisan messo su a partire dal 2004-05 dalla classe politica sarda e
italiana, da Stato e Regione, sul cosiddetto processo di radicale
ridimensionamento delle servitù militari, concentrate nell’isola in misura
abnorme ed iniqua, allo scopo di frastornare, frammentare, addomesticare
l’antagonismo di popolo.
Ciechi, sordi e muti da sempre sulla sottrazione
alla Sardegna di spazi e risorse produttive da parte del complesso
miliare-industriale, i crimini quotidiani contro l’ambiente, la rapina feroce di
vite umane – la strage in corso, il cluster da brivido di leucemie e alterazioni
genetiche tra militari e popolazioni coinvolte dalle attività militari, a Quirra
come a Teulada, Capo Frasca e La Maddalena – spacciano cinicamente la schiavitù
militare che devasta e umilia la Sardegna come volano di sviluppo economico,
“unica possibilità di un futuro industriale”. Avulsi dalla realtà, alieni
agli interessi del popolo sardo, refrattari all’evidenza strombazzano il
vecchio, anacronistico spot smentito clamorosamente nei 50 anni di esperienza di
colonizzazione militare dell’isola, si ergono a improbabili paladini del lavoro,
fautori di uno sviluppo fondato sulla devastazione della Sardegna. 
I
firmatari dell’interrogazione, in perfetto accordo bipartisan e
plurigenerazionale con tutti i parlamentari sardi attuali e precedenti, hanno
assistito, assistono e partecipano, impassibili e coesi, allo scippo governativo
dei fondi destinati alla bonifica dei poligoni, in primis quelli di Quirra e
Teulada, stanziati nella finanziaria 2006 grazie al forte e costante impegno
dell’ex senatore Bulgarelli ( non a caso fatto fuori dalle segreterie di partito
che si sono arrogate il potere d’imporre gli eletti al Parlamento). Fingono
d’ignorare persino le positive, e reali, ricadute economiche delle operazioni di
decontaminazione anche in termini di posti di lavoro, purtroppo, stabili per un
periodo di 15-30 anni, stando alle stime standard di fonte
militare.   
In omertoso silenzio assistono allo sperpero in
atto di pubblico denaro per il cosiddetto Piano di monitoraggio del Poligono
Interforze Salto di Quirra, predisposto e gestito dallAeronatica, il soggetto
inquinante, giudice e parte in causa allo stesso tempo. Non vedono che il
Piano/truffa, è anche finalizzato ad esonerare la Difesa dall’obbligo, imposto
con le lotte dal basso, di risarcire le vittime civili dei poligoni e le loro
famiglie, è mirato ad eludere e raggirare i risultati ottenuti dalla lotta di
popolo per liberare la Sardegna da uranio impoverito, inquinamento bellico,
poligoni e multinazionali delle armi.  VERGOGNA!

 

Comitato sardo Gettiamo le Basi

Tel 070 823498—3386132753

 

*****************INTERROGAZIONE****

 

I sottoscritti chiedono
di interpellare il Ministro della difesa e il Ministro dello sviluppo economico,
per sapere – premesso che:

La notizia appresa sui quotidiani regionali sardi nei giorni
scorsi, che le sperimentazioni sull’aereo senza pilota Sky X avrebbero lasciato
l’Ogliastra e la Sardegna a favore della Puglia ha registrato notevoli
preoccupazioni.

La realizzazione di una pista di volo a Monte Cardiga è la
pregiudiziale, insieme all’autorizzazione di un corridoio di volo con
Decimomannu, per la messa in rete dei quattro poligoni sperimentali della
Sardegna. Una struttura unica in Italia, adatta per le sperimentazioni sia
militari che civili di grande rilevanza, possibili grazie alla disponibilità di
un territorio esteso per dodicimila ettari, più un ampio braccio di mare sulla
costa orientale. Il “quadrilatero sardo” sarebbe l’unico in grado di contrastare
le mire egemoniche del Metadistretto dell’Aerospazio recentemente costituito da
Alenia-Finmeccanica con le Regioni di Piemonte, Campania e Puglia, le Università
e 300 imprese locali. Alla realizzazione della pista di volo a
Monte Cardiga è collegato anche il progetto di un Centro per la sperimentazione
ambientale di rilevanza europea. La nascita del Polo Aerospaziale rappresenta,
quindi, per alcuni territori sardi, l’unica possibilità di un futuro
industriale.

Il ministero della Difesa ha ribadito il via libera alla
nuova pista di volo del Poligono. Ma le sperimentazioni sui velivoli Sky e
Neuron dipendono dall’accordo fra vertici militari e Finmeccanica.

La realizzazione dell’opera, fondamentale per le sperimentazioni
aerospaziali, sia militari che civili, è appunto legata all’esito delle
trattative in corso con Finmeccanica riguardo alla ripartizione dei
costi e delle modalità di utilizzo delle pista sperimentale da
parte di entrambi i contraenti.

Le modalità dell’accordo prefigurerebbero, su scala ridotta, le
caratteristiche di quella new company tra soggetto pubblico e industrie private
auspicata dalla Nato per il potenziamento del Poligono. Anche la sperimentazione
sui due prototipi di aereo senza pilota (Sky X e Neuron), che vede in primo
piano il gruppo italiano Alenia -Finmeccanica, è frutto di una collaborazione
europea. Solo che l’Italia investe appena il 4 per cento nel settore della
ricerca aerospaziale, a fronte del 13 per cento della Francia e all’11 per cento
di Germania e Gran Bretagna. Per colmare questo divario è stato costituito
recentemente il Metadistretto italiano dell’Aerospazio tra le Regioni Piemonte,
Puglia e Calabria.

 

La Sardegna è stata tagliata fuori, nonostante rappresenti con il
Poligono del Salto di Quirra (da collegare all’aeroporto militare di Decimo
tramite un corridoio aereo) il quarto vertice naturale del sistema,
indispensabile per chiudere il quadrilatero delle sperimentazioni più
impegnative made in Italy. Salvo ricorrere a costose trasferte presso i poligoni
del Nord Europa. Sindacato, forze politiche e amministratori dell’Ogliastra sono
ora impegnati per recuperare al territorio un ruolo adeguato in un contesto di
tecnologia avanzata del valore prossimo ai 5 miliardi di
euro.

 

Per quanto riguarda la realizzazione della pista di volo a Monte
Cardiga, si sta lavorando ad una bozza d’accordo con Finmeccanica che prevede a
carico del Poligono l’esecuzione dei lavori di movimento terra affidato a uomini
e mezzi del Genio Militare. Il ministero della Difesa ha ribadito
per due volte quest’anno l’importanza primaria della striscia
tattica polifunzionale a Monte
Cardiga, respingendo le motivazioni del parere
negativo pronunciato dal Comitato Paritetico. Il 24 aprile Arturo Parisi,
ministro della Difesa del Governo Prodi, aveva dato il primo via libera alla
realizzazione della pista. La decisione è stata ribadita il 25 luglio dal
successore Ignazio La Russa con l’avvento del Governo Berlusconi.

Si interpella il Ministro

per saper se le notizie sopra riportate sono fondate e per
conoscere la posizione del Governo in ordine all’opportunità che il progetto
possa comprendere anche la Regione
Sardegna.

Roma, 26 settembre 2008

 

On. Amalia Schirru

 

On. Giulio Calvisi

 

On. Paolo Fadda

 

On. Siro Marrocu

 

On. Caterina
Pes

 

On. Guido Melis

 

On. Andrea
Lulli

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NO AL NUCLEARE IN SARDEGNA !!!

 

no nuke

 

LA NUOVA SARDEGNA – Ambiente e territorio :

A Cirras la prima centrale nucleare sarda?


L’ipotesi sarebbe già al vaglio dei tecnici del ministero delle Attività produttive

ORISTANO. La piana di Cirras, tra Santa Giusta e Arborea, era stata
proposta dal Pdl, nella recente campagna elettorale per le politiche,
tra i siti in grado di ospitare una delle future centrali nucleari in
Italia che usano le tecnologie di terza generazione. Questa ipotesi
sarebbe ora al vaglio dei tecnici del ministero delle Attività
produttive. L’analisi tecnica è legata a una serie di elementi che sono
stati ritenuti fondamentali per ospitare una centrale atomica. Primo
fra tutti, il fatto che la zona è antisismica. La Sardegna è infatti la
regione geologicamente più vecchia d’ Italia. In secondo luogo, la
disponibilità di grande quantità d’acqua, altro elemento fondamentale,
che verrebbe garantito dalla diga Eleonora d’Arborea. Ci sono poi altri
elementi di valutazione, certo non secondari. Per esempio, la vicinanza
a infrastrutture come il porto, l’aeroporto e la linea ferroviaria. Gli
“esperti” del Ministero quando hanno puntato l’obiettivo sull’isola non
avrebbero sottovalutato neppure il problema dello smaltimento delle
scorie radioattive. Il precedente governo Berlusconi – lo ricordano
tutti – aveva ipotizzato di stipare le barre radioattive proprio nelle
profonde miniere del Sulcis. Rispetto al passato, forse quelle voci
potevano essere solo delle provocazioni, ma oggi c’è il rischio
concreto che le miniere di Buggerru, di Masua, forse di Ingurtosu,
possano diventare veramente la pattumiera per le scorie radioattive
delle nuove centrali che il governo si appresta a realizzare. I costi
del greggio, oramai alle stelle, e la richiesta di energia alternativa,
sono i fattori che stanno condizionando le scelte dell’esecutivo di
centrodestra, nonostante il «no» del referendum. Ma se Cirras ospiterà
veramente uno di questi siti il ministro delle Attività produttive,
Claudio Scajola, ha promesso un interessante tornaconto per chi
ospiterà una centrale nucleare. Per esempio: il Comune e quindi i
cittadini che vi risiedono avranno degli sconti sulle rispettive
bollette. L’eventualità di realizzare nell’isola una delle centrali
atomiche è comunque un’ipotesi che sicuramente scatenerà molte
reazioni. La Sardegna che ha puntato in questi anni tutto sull’ambiente
e sul rilancio del turismo di qualità, rischia di vedere penalizzati
gli sforzi fatti sino a oggi dal governo regionale. Non è difficile
prevedere la nascita di un fronte del no anche e soprattutto per
l’ubicazione della centrale nucleare. Prima di tutto la vicinanza con
lo stagno di Santa Giusta che già non gode di buona salute. E poi, come
sottovalutare la vicinanza con il comprensorio di Arborea, in quel
Campidano campione di zootecnica che ha realizzato la sua fortuna
grazie alla produzione del latte. E infine, la centrale sorgerebbe a
pochi chilometri dal Golfo di Oristano, tra Capo Frasca (servitù
militare in procinto di smantellamento) e l’area marina del Sinis. Se
la scelta del governo per Cirras verrà dunque confermata, è prevedibile
una stagione di contestazione. C’è chi già evoca la protesta per la
discarica di Chiaiano nel Napoletano. Ma qui non ci sarà bisogno di
portare l’esercito, c’è già.

tratto da http://contraasug8.altervista.org/

 


Ricevuto dal Comitato Sardo Gettiamo le Basi:

 

Giro il testo "trasformare le spade in aratri radioattivi" e il documento di Assisi inviati da Alfonso Navarra della LOC + nota di Gettiamo le Basi. Leggere per credere! I mostri ritornano vestiti da Agnus Christi.

Sito citato: http://www.civiltadellamore.org/

DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA:
Vi suggerirei di andare sul sito della "Civiltà dell’Amore", una associazione che ha con ogni evidenza l’appoggio del Vaticano ed è impegnata a promuovere la campagna europea "Megatoni per lo Sviluppo".
La proposta è ben confezionata: riciclando l’uranio arricchito delle testate atomiche da smantellare e vendendole alle centrali nucleari "civili" per farle funzionare si risparmiano soldi. Si può approfittare del programma di disarmo USA-Russia "Megatons to Megawatts" (accordo del 1993 rinnovato nel 2002) per recuperare 200 tonnellate di HEU.
L’1% circa di quanto ricavato (in termini di risparmio) da questo "riciclaggio dell’uranio" andrebbe alle ONG per i progetti di sviluppo nel Terzo Mondo.
Stiamo parlando di 400 milioni di dollari all’anno, mica bruscolini!
Ovviamente il discorso fila liscio, io penso, se è valido un presupposto: che il nucleare civile sia separabile da quello militare.
Se le cose invece non stessero affatto così, se cioè il nucleare civile fosse sostanziamente al servizio di quello militare, tutta l’operazione potrebbe essere definita come "riciclaggio di uranio sporco".
I rischi messi in atto dalla realizzazione del programma andrebbero a configurarsi nel seguente modo:
– si prende l’uranio da testate obsolete, si fanno funzionare le centrali nucleari, si ricava dalle scorie il plutonio per nuove testate tecnologicamente avanzate;
– si avalla il rilancio globale del "nucleare civile" (amico dell’ambiente, contro la catastrofe climatica, ed amico della pace e dei "poveri") per coprire un nuovo scatto che le Potenze nucleari stanno preparando della proliferazione militare e della corsa agli armamenti in genere,
– ci si garantisce, con l’avallo del Vaticano e dei Francescani, il consenso della società civile, cominciando da quella cattolica, all’"Atomo di Pace".
(Al poverello d’Assisi, se ritornasse in vita, proibirebbero l’accesso in città in quanto vi hanno proibito l’accattonaggio con il plauso del capo di un Ordine che si chiamerebbe, correggetemi se sbaglio, proprio "dei mendicanti"… Scusate la digressione….)
Alla LOC è stata chiesta l’adesione ad una iniziativa mirante a convertire le spade nucleari in aratri (radioattivi?).
Le ONG che avrebbero già risposto positivamente all’appello sono già 160: tutte fremono per le risorse che potrebbero oliare il loro spirito caritatevole nei confronti dei poveri del Sud del mondo.
Il segretario nazionale della "Civiltà dell’Amore" ricorda, nella lettera, che al Programma già collaborano "Tavola per la Pace, Pax Christi, Archivio Disarmo" … praticamente il pacifismo che conta.
Ma anche la solidarietà che conta, se si va a verificare sul sito di "Civiltà dell’Amore": Caritas, Movimento per la Vita, FOCSIV, Associazione Papa Giovanni XXIII…
La domanda che mi pongo e vi pongo è: dobbiamo come LOC  (e come Campagna OSM/DPN) (Campagna di Obiezione alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta) fare i guastafeste e rifiutare di aggiungerci ad un coro polifonico così buonista, ampio (anzi unanime), e qualificato?
Un coro che è guidato da voci esperte come quelle dell’Ansaldo, della Sogin, dei dipartimenti di ingegneria nucleare in Italia (trovare e provare sul sito per credere)?
Attendo i vostri pareri e suggerimenti…


Stralcio preso dal sito www.civiltadellamore.org fantomatico comitato di collegamento dei cattolici, guardate che bella gente:

CONFINDUSTRIA

Il Presidente

Roma, 30 Luglio 2008

Gentile Ingegnere,
La ringrazio per avermi inviato copia della documentazione relativa al
vostro programma sullo sviluppo dell’energia nucleare.
Come noto il costo dell’energia ha una forte incidenza sulla
competitività delle industrie italiane, che sempre più sono inserite in
un contesto di mercato globalizzato.
Per questo motivo Confindustria ritiene che il ritorno nucleare sia un
passo imprescindibile per definire una politica energetica che
garantisca una riduzione del costo dell’energia
, oggi tra i più alti
d’Europa, e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
A tal fine Confindustria ha attivato un gruppo di lavoro ad hoc
composto da esperti nel settore ed è disponibile ad un confronto sul
tema e ad un incontro con i suoi uffici competenti per la materia.

Con i più cordiali saluti,

Emma Marcegaglia



Replica del Comitato Sardo Gettiamo le Basi

Comitato sardo Gettiamo le Basi

I mostri ritornano! Ricompare l’Idra nuclearista dalle cento teste resa più agguerrita dall’esperienza delle clamorose sconfitte finora subite.
Assoldare il numeroso mondo cattolico con i suoi papa boys e la chiesa – potente strumento di controllo delle menti e dei cuori – per frantumare preventivamente la scontata ribellione di popolo contro l’opzione nucleare è una mossa astuta. La lobby nuclearista denota alcune capacità d’apprendimento dall’inaspettata, sonora  disfatta inflittale dalla Sardegna nella primavera 2003 e alcuni mesi dopo da Scanzano, seconda vittima prescelta per installare il sarcofago delle scorie nucleari. La lotta "preventiva", unitaria e vincente del Popolo Sardo ha visto in prima fila anche due vescovi, ha stanato l’intera classe politica sarda e ha colto di sorpresa il duo Berlusconi-generale Jean artefice del progetto precedendo l’operazione programmata di estorsione del consenso o almeno il silenzio/assenso delle vittime, per meglio dire delle élites, gli opinions leaders politici, religiosi, accademici, sindacali ecc (la storia dello schiavismo ha insegnato che per avere mano libera è più efficace e molto più economico  comprare i pochi che contano). Allora il governo aveva preventivato un cospicuo stanziamento di fondi ( mi pare di ricordare 4 milioni o miliardi…mi perdo con i numeri e con mln mld e non ho voglia di controllare la cifra esatta) per comprare il silenzio/assenso. Di sicuro gli stanziamenti sono notevolmente aumentati data la maggiore posta oggi in gioco.
A pensar male spesso si fa centro: il papa visiterà la ribelle Sardegna su invito dell’arcivesco-generale militare di Cagliari (dell’intreccio nucleare civile militare abbiamo detto e scritto nel 2003). Vuoi vedere che Sua Nuclearità ci beneficherà dei santi insegnamenti sull’atomica strumento di pace, fratellanza e sviluppo dei popoli?  
Aspettiamoci anche la massiccia discesa in campo delle orde di scienziati embedded. Sintomatica "la consulenza" offerta gratis ai sardi tempo fa da un insigne fisico ex docente dell’Università di Cagliari: "Magari avessero deciso di portare le scorie in Sardegna! Intorno ai depositi nascerebbero laboratori, centri di ricerca, scuole, posti di lavoro. Porterebbero ricchezza." (R.Habel ). Adesso intendono fare di meglio, vogliono regalarci perfino una centrale nucleare dandoci ad intendere che beneficherà allo stesso tempo la Sardegna, il terzo mondo e l’intero pianeta!
Se vogliamo sconfiggere ancora una volta la mostruosità nucleare la lotta di popolo deve ripartire   SUBITO !!!

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Paesi Baschi: fuori legge anche il partito comunista-Ehak

euskadi.png

Il
Tribunale supremo spagnolo, con una velocità che ha dell’incredibile,
ha sancito nella serata di ieri (giovedì 18 settembre) la messa al bando e lo
scioglimento di Ehak, il partito dei comunisti delle terre basche, che
contava nove eletti alle ultime elezioni autonomiste.
Ehak è stato il partito che ha raccolto i voti della sinistra basca, con Batasuna fuorilegge.
Il colpo gudiziario è solo l’ultimo di una tre giorni che ha il sapore
amaro degli avvenimenti storici: martedì il Tribunal Supremo aveva
messo al bando Acion nacionalista vasca, una storica sigla elettorale
del 1938, ripresa dalla sinistra indipendentista negli ultimi tempi.

Mercoledì nel processo contro Gestora pro amnistia, una associazione
nata in difesa dei prigionieri politici, dei loro diritti e dei loro
familiari, la sentenza mandava in carcere diciotto su ventuno imputati,
con pene dagli otto ai dieci anni. Oggi la cancellazione di Ehak.
La sinistra basca resta senza rappresentanza politica, ma non senza
militanti. Sono circa 180mila e hanno dovuto sopportare dal 2003 a
oggi, vale a dire dalla messa al bando di Batasuna, la negazione del
diritto base di una democrazia rappresentativa, cioè quello della
delega, il voto.
In tutti e tre i casi il teorema giudiziario utilizzato dalla
magistratura spagnola è sempre lo stesso e fa riferimento al suo
ideatore, Baltasar Garzon: tutto ciò che sostiene le idee
indipendentiste è assimilabile a Eta e quindi associazioni, giornali,
radio, partiti, fondazioni culturali, che abbiano espresso idee o
pratiche in tal senso o hanno collaborato o appartengono
all’organizzazione armata.

Il governo spagnolo ha salutato l’ultima sentenza con soddisfazione:
chi non è democratico resta fuori dai giochi, dice in sostanza il
comunicato ufficiale.
Lo scioglimento dei partiti baschi è stato reso possibile dalla Ley de
partidos, una legge che socialisti e popolari hanno scritto insieme,
con il chiaro intento di eliminare la voce politica della sinistra
basca. Oggi sembra che il risultato sia arrivato, con cinque anni di
intenso lavoro, sospeso solo nel processo di pace e per volontà
politica.
La legge che permette la messa al bando è stata definita dal decano dei
giuristi di Vizcaya come "assolutamente priva di fondamenti giuridici".

ARTICOLO TRATTO DA http://italy.indymedia.org/

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Riunione dei circoli contro il g8

Contra a su g8
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19 settembre 2008

Il 19 Settembre a Firenze si svolgera’ la terza assemblea dei circoli dei sardi emigrati contro il G8 e il colonialismo.
Ad un anno dal G8 e’ arrivato il momento di tirare le somme di
quest’anno di circoli e pianificare la nostra azione per i mesi che ci
separano dall’evento. La riunione è aperta a tutti coloro i quali sono
interessati a formare i circoli o a collaborare con essi in vista del
G8.
Chi volesse partecipare, avere maggiori info o sapere come
arrivare nel luogo dell’incontro può contattarci tramite email
all’indirizzo di posta dei circoli
contraasug8@gmail.com
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
o all’indirizzo del circolo di Firenze
nadia.cade@gmail.com
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

L’Ordine del Giorno sara’ il seguente:
-Gestione sito, cassa, merchandising…
-Questione del circolo di Trento
-Discussione ampia sul senso dei circoli
-Programma dell’anno politico
-Rapporti con i sardi emigrati e non
-Programma di mobilitazione dei comitati in vista g8
-Lettera aperta al movimento sardo
-Varie ed eventuali

 

Sotzius de sos disterraus Sardos contra a su g8 e su colonialismu                    

 

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Giornata Antifascista

giornata Antifa

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CONTINUA LA PESCA MIRACOLOSA… QUANDO LA BATTERIA DELLA MACCHINA SI SCARICA DI FREQUENTE…

Comunicato di a Manca pro
s’Indipendentzia

06 settembre 2008. Un militante della nostra organizzazione porta la
propria vettura da un elettrauto. La batteria nuova di zecca non regge
la carica per più di una settimana. Problemi di batteria? Di
alternatore? Di accessori opzionali non richiesti? Dopo la verifica tecnica la scoperta.
La macchina di Salvatore Sechi, militante di a Manca pro
s’Indipendentzia, coinvolto nell’operazione “Arcadia” dell’11 luglio
2006, era infestata da un impianto trasmittente completo di rilevatore
satellitare (vedi foto in allegato). L’alimentatore, nascosto nel vano
fusibili sotto al volante, collegato alla batteria, dava energia per il
funzionamento di un microfono, posizionato sotto l’altoparlante del
cruscotto, i segnalatori satellitari nascosti dentro al rivestimento
della capotta e una minuscola antenna.

Non
si tratta di certo del primo episodio di questo genere: i militanti
della nostra organizzazione potrebbero da soli dar lavoro a tutti gli
elettrauto della Nazione Sarda. 
Una sorta di caccia al tesoro in cui ignoti, non
è dato sapere per conto di chi (non risulta che alcuna delle nostre
denunce abbia prodotto l’apertura anche di un solo fascicolo d’indagine
), aprono le nostre macchine e le nostre case (in maniera legale? Se così fosse, perché l’apparecchiatura scoperta non viene richiesta indietro una volta “ritrovata”?), e nascondono nei pertugi piu’ impensabili preziose e, soprattutto, costose cimici.
Una sfida un po’ noiosa per noi, impegnati a ritrovare i preziosi
apparati: ad ogni nuova scoperta lo spazio per la gioia dura un attimo,
ben sapendo che ancora è lunga la strada che porta al completamento di
questa pesca miracolosa!
Vorremo far sapere a queste persone che non c’è alcun bisogno di dover
nascondere alcunchè: qualsiasi informazione essi vogliano siamo soliti
esternarla apertamente, non avendo nulla da nascondere.
Ci chiediamo inoltre perché si vieti l’intercettazione nei confronti di
primi ministri, senatori e vallette, deputati e spacciatori,
amministratori delegati e presidenti, coprendo di fatto le spalle alle
peggiori malefatte che vengono compiute nello stato italiano, mentre è
concesso spiare e intercettare delle persone (probabilmente in maniera illegale!), solo perche’ accusate di terrorismo, senza alcun fondamento, visto che, a oltre 700 giorni dall’ inizio della tristemente nota “operazione Arcadia”, non v’è traccia di alcun processo.

A QUANDO LA PROSSIMA SCOPERTA?

Nuoro, 10 settembre 2008

A Manca pro s’Indipendentzia

 

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Chi non ha memoria non ha futuro

«Carlo è stato un partigiano della pace»: l’ha detto don Andrea
Gallo, intervenuto in piazza Alimonda a Genova per ricordare la morte di Carlo Giuliani.

«Carlo
può essere considerato un partigiano dei nostri giorni. Gramsci lo
scriveva nel 1917 nell’articolo “Democrazia è partecipazione”, dove
diceva di odiare l’indifferenza, “vivo perché sono partigiano”. Gramsci
non immaginava mai più quale significato avrebbe assunto questo termine
per la Resistenza. Carlo è partigiano perché ha scelto da che parte
stare. E quindi questo significa essere partigiano. L’unica gravità
dell’Italia in questo momento sono gli indifferenti. Quindi Carlo è un
partigiano, cioè sceglie la sua parte, e più passano gli anni, più ci
si accorge che era la parte giusta, contro la violenza, e sempre,
ancora una volta, per difendere e ricostruire, perché ogni tanto, a
cicli, la società degli uomini dimentica i concetti della democrazia,
delle tradizioni civili e culturali e allora si va verso un terreno
melmoso. Quindi, lo ripeto, per me Carlo è “partigiano della pace”,
perché sceglie la pace e non la guerra»

carlo    dax    aldr  renato

sappiamo
mrls
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Documento comitato contra a su G8

MANIFESTO POLITICO DEL COMITATO CONTRO IL G8

 

La
Sardegna è una nazione priva di qualsiasi forma di reale sovranità
politica, economica e culturale e, ancora oggi, il popolo sardo subisce
gli effetti destabilizzanti della globalizzazione liberista, che si
manifestano sostanzialmente su tre livelli:

1. La
deculturazione attraverso la rimozione forzata de sa limba sarda e
dell’intero sistema di conoscenze, valori, comportamenti e tradizioni
dei sardi, assimilate e diffuse semmai solo sotto la forma del
folklore, ad uso e consumo del turista che, in continente e all’estero
è attirato dall’idea di un luogo esotico pubblicizzato e
commercializzato a puro scopo di lucro. I Sardi invece, soprattutto
quelli delle città "civilizzate", guardano con superiorità a ciò che
rimane della nostra identità, vista come residuo arcaico di cui
vergognarsi perché rozzo ed ignorante. Da sempre lo stato Italiano
cerca di fagocitare, omologandola alla cultura "nazionale", la nostra
coscienza culturale, fonte di ogni rivendicazione politica. Questo
processo ha un impatto ancora più devastante perché tende a svilire e
assoggettare a logiche di mercato l’intera identità del nostro popolo.

2.
La colonizzazione economica, inevitabilmente legata a quella culturale,
ha impedito ogni possibile sviluppo di una economia sarda autonoma per
assegnare al capitalismo italiano ed internazionale piena libertà di
manovra. La tradizionale economia, in Sardegna di tipo agro-pastorale,
è stata sostituita artificialmente con un’economia di sfruttamento che
colpisce le risorse territoriali come quelle umane. Negli anni settanta
le grandi industrie petrolchimiche sfruttavano i lavoratori sardi per
poi abbandonarli alla loro sorte di cassaintegrati con lo scopo
dichiarato di "occidentalizzare" una cultura però ancora viva ed
autonoma. I proventi della depredazione del nostro territorio vengono
indirizzati oltremare o nelle mani della classe compradora, in modo che
niente possa essere investito in uno sviluppo sostenibile e legato alle
esigenze reali del popolo sardo. Il risultato è un’economia non
autosufficiente perché non esiste un piano politico di sviluppo capace
di valorizzare le risorse reali che possediamo come la produzione
casearia, l’artigianato, le cooperative agricole e in generale di
valorizzare il comparto agro-alimentare. Il colonialismo ci continua ad
imporre modelli economici incapaci di rendere la nostra economia solida
e autonoma dalle scelte altrui. Si realizza così un rapporto di
dipendenza, tanto radicato da essere sentito da una parte del popolo
sardo come naturale ed inevitabile.

3. L’Occupazione
militare, sicuramente la più visibile fra gli agenti coloniali,
consiste nella presenza ossessiva e ramificata sul nostro territorio di
polizia e di basi militari italiane, americane, NATO e di contingenti
di altri stati militari come Israele, che si addestrano e collaudano
nuove tecniche di guerra, sperimentando nuove armi, in molti casi
mortali per le popolazioni locali. È il caso dell’arcipelago de La
Maddalena, concesso dal 1972 (senza neppure ratifica parlamentare!)
alla marina militare americana che vi ha instaurato una base per
sommergibili atomici. La Maddalena rappresenta simbolicamente lo stato
di cose con cui i sardi sono costretti a convivere perché è l’emblema
della sottrazione di spazi, risorse, territorio, economia e sovranità
di cui siamo vittime. Dopo cinquant’anni di lotte nel 2008 la marina
militare americana smobiliterà, ma già lo stato italiano (e la sua
appendice della regione Autonoma) hanno in programma una degna
alternativa: il G8 e tanto cemento di lusso che cola. Questa è anche la
storia del Poligono di Quirra, Capo Frasca e Teulada, dove l’Esercito
Italiano e internazionale si addestra con munizioni all’uranio
impoverito causando un tasso spropositato di nascite deformi nei
bambini e nel bestiame. L’occupazione militare, oltre ai danni alla
salute dovuti alle nuove armi, deturpa il paesaggio in maniera
irreversibile e chiude ogni possibilità di uno sviluppo sostenibile e
autonomo, come dimostra la storia dei pescatori di Teulada a cui viene
negato il diritto al lavoro.

È questa la terra che lo
stato italiano ha scelto come sede del G8 del 2009. Non è possibile
ignorare un simile contesto nella costruzione di una mobilitazione
internazionale. Per questo è importante ribadire a scanso di equivoci
che il vertice con cui i paesi più sfruttatori del mondo non si
svolgerà in Italia, bensì in Sardegna, che subirà così una ulteriore
umiliazione coloniale. È prevedibile che i movimenti che contesteranno
il G8 denunceranno a gran voce la globalizzazione e il suo portato di
sfruttamento e di ingiustizia sociale planetaria. Ne siamo convinti
anche noi, ma si tratta di parole che possono rimanere vuote se non gli
viene dato un volto, una forma e una realtà concrete. Rappresentanti di
Francia, Germania, USA, Canada, Giappone, Russia, Inghilterra verranno
ufficialmente a discutere di lotta alla povertà, all’AIDS e della
salvaguardia dell’ambiente. In realtà non si deciderà nulla, salvo la
ratifica di politiche di guerra e di oppressione stabilite altrove. Si
tratta di critiche note che noi appoggiamo pienamente, ma è un altro il
contributo specifico che ci interessa sviluppare. Molti di questi stati
reprimono con la violenza le lotte di liberazione nazionale all’interno
dei loro confini statali. Il Canada il Quebeq, gli Usa le lotte del
movimento di liberazione nero e delle nazioni indiane, l’Inghilterra il
movimento irlandese, scozzese e gallese, la Francia quello corso,
occitano, brettone e basco, l’Italia quello sardo. Vogliamo che le
mobilitazioni contro il G8 del 2009 assumano un significato aggiuntivo
rispetto alla semplice lotta contro le politiche neoliberiste della
globalizzazione. Il nostro è un appello a tutti i movimenti
internazionali anti imperialisti e anticapitalisti, a tutti i movimenti
che lottano in Europa e nel mondo per avere riconosciuto il diritto
all’autodeterminazione e alla sovranità politica, economica e
culturale. Per una serie di cause legate anche all’occupazione
italiana, i sardi sono uno di quei popoli che sono stati
particolarmente soggetti al fenomeno dell’emigrazione. Sono riusciti a
mantenere ben saldi i legami con la propria terra e a non perdere il
patrimonio culturale di cui erano portatori. A dimostrazione di questo
sta la nascita di centinaia di circoli sardi intutto il mondo,
dall’America all’Australia, e naturalmente in Italia. È questa Sardigna
sparsa, disterrada, di un milione e mezzo di persone che ci ha fatto
comprendere l’enorme potenzialità che i sardi emigrati possono avere
nella lotta di liberazione nazionale e sociale e pensiamo che questo G8
potrebbe funzionare da catalizzatore per tutti quei sardi emigrati che
volessero creare una rete ed opporsi a questa ennesima provocazione. Da
qui l’idea di far nascere in alcune città italiane, e in generale
ovunque l’emigrazione sarda sia presente, i circoli degli emigrati
sardi contro il G8.

Il
loro compito sarà duplice: da una parte quello di creare coscienza e
collaborazione nella mobilitazione contro il G8, dall’altra quello di
far conoscere le motivazioni della nostra lotta all’estero
trasformandolo in una cassa di risonanza internazionale della questione
sarda. Viviamo nella consapevolezza che in Sardegna il G8 ha luogo ogni
giorno e, il lavoro che ci proponiamo di svolgere non è la preparazione
di un grande evento mediatico, ma un tassello nella nostra lotta di
liberazione nazionale e, più in generale, nella lotta per
l’autodeterminazione di tutte le nazioni senza stato.

 

Il documento è tratto dal forum contraasug8

nog8

 

 
 

versione in Limba

MANIFESTU POLITICU DE SU COMITADU CONTRA A SU G8

Sa Sardigna est una nassione chena peruna froma de sovranidade
politica, economica, culturale. Ancora oe sa globalisatzione corfet su
populu sardu, mascamente in tres bessos:

1. Sa deculturatzione, cun s’allontanamentu de sa limba sarda e de su
connotu, oramai reduidos a fromas de folklore pro ispassiare e
intrattennere sos turistas. A issos los cumbinchent a bennere a bidere
custa zente istrana, chi faeddat una limba (o faeddu, comente la giamant
issos) antiga, a mandigare polcrabu e a si ch’imbolare a modde in su
mare nostru, fatende balanzare unu muntone’e inari a sos meres. Sos
sardos, imbezes, mascamente cussos de sas “zitades tzivilizadas” si nde
faghent sa birgonza de su chi abarrat de s’identitade nostra, trattada
che alga’e muntonalzu.  

2. Sa colonizatzione economica, ligada a sa culturale, at tancadu sa
janna a donzi possibile isvilupu de un’economia sarda “de manu nostra” e
at dadu a su capitalismu italiarzu e internatzionale piena libertade de
si moere comente lis paret e lis piaghet. Nos ant abatidu s’economia
traditzionale de tipu agro-pastorale pro no’che zaccare una de
isfrutamentu chi corfet su logu e sas pessonas. In sos annos ’70 sas
industrias petrolchimicas isfrutaiant sos tribagliadores sardos e los
lassaiant a su destinu issoro de casciaintegratos, cun sa prezisa
voluntade de ocidentalisare e bochire una cultura gara bia. Sos balanzos
de sas furas in su logu sunt gitos a continente o in sas manos de sa
classe compradora, gasi chi nudda potat essere imbestidu in dunu
isvilupu sostenibile e ligadu a sas esizentzias de su populu sardu. Su
chi nd’essit est un’economia theracca de s’italiana, chi est fatende a
bisera totus sas siendas economicas nostras, comente sa produssione de
sas caciaras, s’artejanadu, sas cooperativas agricolas e a bi la sighire.
Custa situatzione est gasi irraighinada chi, parte de sos sardos l’intendent
comente naturale e chi no si potet vittire.

3. S’ocupatzione militare, su pius giaru de sos medios impreados,
ponet in su logu unu muntone’e carabineris, bases militares italianas,
americanas, NATO e partiduras de esercitos de ateros istatos comente
Israele, chi s’adrestant a sa gherra e isperimentant armas noas chi,
tantas boltas, bochint pessonas etotu. Est s’assembru de s’arcipelagu de
La Maddalena, cuntzedidu in su 1972 (chena peruna ratifica de parlamentu)
a sa marina militare americana chi b’at postu una base de sutamarinos
nucleares. La Maddalena representat bene s’istatu de sas cosas chi sos
sardos devent supportare, ca est s’emblema de sa fura’e ispatzios,
resurtzas, inare, chi nos corfet.
Pustis de 50 annos de lota, in su 2008 sa marina militare americana si
nd’at a andare ma, a s’iscutta, s’istatu italianu (e sa theracca sua, sa
regione autonoma) at aprontadu su seberu: su g8 e unu muntone’e zimentu
de lussu chi colat. Sa matessi istoria a Quirra, Teulada e Capo Frasca,
ue s’esercitu italianu e internatzionale s’adrestat cun munissiones a s’uraniu
impoberidu cajonende unu numeru disbarattadu de criaduras e bestiamene
chi naschent isformados. Custu sempre chena irmentigare sos dannos a sa
terra e s’impossibilidade de isvilupare calincuna economia, comente nos
demonstrat s’istoria de sos piscadores de Teulada, chi lis ant cazadu su
diritu a su tribagliu..

Custa est sa terra chi s’istatu italianu at seberadu che domo de su
g8 in su 2009. Bisonzat de connoschere custa situatzione, fraighende una
mobilitatzione internatzionale; est importante de torrare a nos
ammentare chi su g8 no lu sunt fatende in Italia, lo sunt fatende in
Sadigna, e nos cherent dare un atera iscutulada a bucca; no potimus
abarrare mudos ancora. Zertu, sos moimentos ant a cuntestare su g8 e su
cuntennidu de globalisatzione e imperialismu chi gighet, ma, semus
cumbintos chi, custas, potant abarrare paraulas boidas si no lis damus
una cara e una realidade concreta.
Representantes Franzesos, Ghermanos, Americanos, Canadesos, Giaponesos,
Russos, Inglesos ant a bennere ufficialmente a arrejonare de gherra
contra a sa pobertade, a s’AIDS e a sa protetzione de s’ambiente.
Imbezes no si dezidit nudda, petzi si cunfrimmant puliticas de gherras
fatas aterue.
Semus d’acordu cun custas criticas, ma est un ateru su contributu
specificu chi cherimus batire. Medas de custos istatos repriment cun
violentzia sas lotas de liberatzione natzionale chi s’isvilupant in su
logu issoro: Su Canada cun su Quebec, Sos americanos cun sos nieddos e
sos indianos, s’Inghilterra cun sos Irlandesos, Scotzesos e Gallesos, sa
Franza cun sos Corsicanos, Occitanos, Bretones e Bascos, sa Russia cun
sos Cecenos, s’Italia cun sos Sardos. Cherimus chi sas mobilitatziones
contra a su g8 de su 2009 appant unu significu in pius de sas semplitzes
lotas contra a sas politicas neoliberistas de sa globalisassione. Sa
nostra est un’appellascione a totus sos moimentos internassionales
antimperialistas e anticapitalistas, e a totus sos moimentos chi
gherrant in Europa e in su mundu pro li reconnoschere su diritu a s’autodizisione
e sa sovranidade politica, economica, culturale.
Pro una fila’e rejones ligadas a s’occupadura italiana puru, sos sardos
sunt unu de cussos populos corfidos dae su fenomenu de su disterru. Sunt
resessidos a mantennere sas ligaduras cun sa terra issoro e no ant
perdidu sas siendas culturales chi battiant. Lu proat sa naschida, in
totu su mundu, de chentinaja di sotzius sardos, dae s’America a
s’Australia a s’Italia. Est custa Sadigna disterrada, de unu milione e
mesu de pessonas chi nos at fatu cumprendere sas potentzialidades mannas
chi sos sardos disterrados potent aere in sa lota de liberatzione
natzionale e sotziale e pessamus chi custu g8 potat resessire che
chentru de agregassione pro totus cussos sardos chi cherent parare custa
atziada.
Gasi s’idea de faghere naschere in calincuna zitade italiana e perue sos
disterrados sardos sient sos “sotzius de sos disterrados sardos contra a
su g8”. Cussos ant su compitu de battire cuscientzia e collaboratzione
in sa mobilitatzione contra a su g8 e de faghere connoschere sas rejones
de sas lotas nostras a s’estèriu, gasi chi s’intumbu de sa chistione
sarda potat bessire a campu .

Ischimus bene chi, in Sardigna, su g8 s’isvoligat donzi die e su
tribagliu chi cherimus faghere no est s’approntadura de un’eventu
mediaticu mannu ma unu biculu in sa lota nostra de liberatzione
natzionale e, pius in generale, in sa lota pro s’autodizisione de totas
sas natziones chena istatu.

 

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